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La zattera della Medusa, “una didascalia della disperazione” | Fuori le Mura

La zattera della Medusa, “una didascalia della disperazione”

31 gennaio 2011

di Lucia Nigro


“Se gli ostacoli e le difficoltà scoraggiano un uomo mediocre, al contrario al genio sono necessari, e quasi lo alimentano”. La frase appena citata rappresenta la vera personalità di Thèodore Gèricault, il quale, motivato da sfide impossibili e da stimoli complessi ha rappresentato, attraverso la propria arte, un’opera densa di emozione e con un enorme potere evocativo: La zattera della Medusa.

Oggetto del dipinto (1818 – 1819) è un episodio della storia francese che ha sconvolto l’intera nazione e che Jonathan Miles narra nel bel libro omonimo, recentemente pubblicato dalla casa editrice Nutrimenti. La lavorazione e le evoluzione del quadro, tutti i retroscena storici ed emotivi dell’opera prendono vita tra le sue righe. Il romanzo racconta nel dettaglio tutti gli stimoli e i fatti che hanno portato Gèricault a realizzare il quadro, il quale viene considerato una delle opere più importanti ed avvincenti dell’Ottocento non solo come lodevole esponente del romanticismo francese ma anche come documento, in quanto illustra  il naufragio della Medusa avvenuto davanti alle coste del Senegal il 2 luglio del 1816; la rappresentazione della tragedia, a così pochi anni dal fatto per giunta, è stato un episodio di estrema rilevanza per la popolazione ed ha rappresentato per molti la denuncia di un disastro provocato dall’incompetenza del capo della nave, Hugos Duroy De Chamarey, che, quando l’imbarcazione si incagliò in mare aperto pensò bene di trasferire parte degli ospiti e dell’equipaggio su di una zattera trascinata dalle scialuppe, presto crudelmente abbandona al proprio destino. Nel romanzo, infatti, De Chamarey viene descritto come un uomo arrogante e presuntuoso premiato con il titolo di comandante della fregata solo perché si è dimostrato negli anni fedele alla corona dei Borbone e non per reale merito.

In quegli anni la Francia era teatro di gravi scontri e quella condotta dalla Méduse doveva essere una spedizione di routine verso le coste del Senegal allo scopo di riprendere possesso della colonia africana. Jonathan Miles racconta attraverso uno stile molto dettagliato tutti i passaggi prima della partenza, espone i principali accadimenti e fatti storici di quegli anni. Il libro è strutturato in capitoli brevi, molto schematici, i quali danno la possibilità al lettore di comprendere appieno tutta il background storico e le vicende che hanno portato alla creazione del capolavoro di Gèricault. Il disastro viene raccontato con una tale chiarezza che si ha la sensazione di vivere il quadro e l’intero naufragio.

Miles si sofferma sulla descrizione del rapporto che si viene a creare tra il pittore francese e Alexandre Corrèard, principale fonte d’ispirazione per il dipinto. Corrèard è stato, infatti,uno dei sopravvissuti alla tragedia della Medusa e il pittore decide di farsi raccontare l’intero accaduto per dare corpo e donare verità all’opera che ha in mente di realizzare. L’autore ci tiene a sottolineare come il naufragio sia  la metafora dello status quo della Francia di quegli anni, un vagare esistenziale in cui precarietà del potere costituito e debolezza dell’animo umano possono dar vita a situazioni impensabili pericolosamente in bilico tra il crudele ed il fantastico. Protagonisti gli stati d’animo di tutte quelle persone che erano partite per evadere da uno Governo che stava crollando e affidatesi al mare su di un’imbarcazione che sarebbe dovuta essere il simbolo di una nuova speranza, ma che, a causa di  una guida irresponsabile, è divenuta allegoria del contrario. Alla tragedia sopravvissero solo quindici persone che pagarono cara la propria “vittoria”: episodi atroci compiuti per disperazione; per un sorso d’acqua ci può uccidere, per un po’ di cibo ci si converte al cannibalismo, per cercare di alleggerire la zattera molti corpi vegono gettati in acqua.

Il quadro, con la sua atmosfera cupa, non fa altro che evidenziare, come sottolinea anche Stefano Gallerani :”una didascalia della disperazione”. L’opera di Gèricault, come il romanzo di Miles, rappresenta sicuramente la fotografia di un’avventura che trascina con sé un intero periodo storico e le dimensioni colossali della tela (4,91 x 7,16 cm) non fanno altro che imprimere epicità alla grandezza e all’importanza di un episodio increscioso come quello che passerà alla storia come La zattera della Medusa.

La zattera della medusa, Théodore Géricault

La zattera della medusa
Autore: Jonathan Miles
Traduzione: Benedetta De Vito
Revisione: Filippo Tuena
Con i contributi di Marco Carminati, Stefano Gallerani e Giuseppe Gallo
Casa editrice: Nutrimenti, 2010
Pagine: 351
Prezzo: 19,00 €

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