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“Dentro e contro”: Saviano vs Mondadori, divorzio all’italiana? | Fuori le Mura





“Dentro e contro”: Saviano vs Mondadori, divorzio all’italiana?

31 gennaio 2011

di Flavio Camilli


Immagine pubblicitaria dello speciale “Saviano racconta Saviano”

Roberto Saviano contro mamma Mondadori: è di nuovo polemica.
Ancora ardenti le ceneri del fuoco di aprile 2010, quando Silvio Berlusconi criticò Gomorra, insinuando che l’opera (e simili) fosse colpevole di rendere la mafia italiana più famosa che potente (un po’ come la Bindi era più bella che intelligente?) e di ledere l’immagine della nazione all’estero dando corpo alla perfida equazione tra il nostro Bel Paese e gli spaghetti, il mandolino e l’organizzazione criminale, lo scontro si riaccende in questi primi giorni del 2011.
A rinvigorire il sacro fuoco del battibecco è stata la dedica dell’autore ai magistrati della procura di Milano Boccassini, Forno e Sangermano che indagano su Berlusconi e che “stanno vivendo, credo, giornate complicate solo per aver fatto il loro mestiere di giustizia” in occasione della conseguimento della laurea honoris causa in Giurisprudenza per “l’importante contributo a difesa del principio di legalità, asse portante dello Stato di diritto” presso l’università di Genova.
Il presidente del gruppo Mondadori, Marina Berlusconi, ha replicato considerando “orrore” le parole dello scrittore. Il motivo? Il “mestiere di giustizia” esercitato dalla magistratura, che Saviano si è sentito di elogiare, cozzerebbe violentemente con la “persecuzione personale” (fomentata da “fondamentalismo politico”) di cui sarebbe vittima il premier in questo periodo.
Saviano, non certo per permalosità, se l’è presa, ventilando un possibile divorzio con la casa editrice di Segrate, soprattutto perché “Marina Berlusconi non è intervenuta contro le molteplici dichiarazioni che in questi giorni sono state fatte su suo padre, se non in maniera generica. Eppure ha sentito la necessità di intervenire sulle mie parole, in quanto mio editore e su una questione non di natura editoriale, ma politica”.
Se la dirigenza del gruppo editoriale ha ribadito che “Roberto Saviano è un importante autore della casa editrice” e che “i programmi editoriali che lo riguardano e con lui concordati per il futuro, restano interamente confermati”, lo scrittore annuncia la prossima pubblicazione, 2 marzo, dei monologhi del programma Vieni via con me, arricchiti ed editati, per i tipi di Feltrinelli.
Siamo all’addio definitivo?
Non sembrerebbe. Per quanto Saviano ammetta di aver bisogno di ossigeno la questione non è certo semplice.

Marina Berlusconi

“Combattere” Berlusconi e pubblicare con Mondadori (o Einaudi) è faccenda che divide da sempre.
Il punto di vista più interessante è forse quello del collettivo Wu Ming. In un intervento dell’aprile 2010, proprio a proposito della affermazioni del Presidente del Consiglio su Gomorra, afferma che “‘Dentro e contro’ era la posizione, era dove piazzare il detonatore. Sia chiaro: l’alternativa non è mai stata ‘fuori e contro’. L’alternativa è sempre stata ‘dentro senza rompere i coglioni’, oppure ‘dentro senza assumersene la responsabilità’. Dentro fingendo di star fuori, insomma. Come tanti, come troppi. Un ‘fuori dal sistema’ non esiste. Il sistema è il capitalismo, ed è ovunque, nel micro e nel macro, nei rapporti sociali e nelle coscienze, nelle giungle e in cima all’Everest”.
Bene, ci siamo: il punto è proprio questo. Il punto è vedere le cose come stanno, ma osservarle a tutto tondo, da ogni parte.
Perché Saviano non scarica Mondadori? È il domandone. Qualcuno si è chiesto, invece, perché Mondadori non scarica Saviano, se le divergenze si sono fatte così palpabili da portare lo scrittore ad affermare che “Mondadori ed Einaudi sono case editrici libere. Nel mio caso sento però che la proprietà non sopporta più la mia presenza. Si sta vivendo una contraddizione tra la proprietà che alza la voce assumendo toni autoritari e gli uomini che lavorano nella casa editrice, liberi e autonomi. Una cosa è la proprietà, un’altra è l’editore. Ma nel mio caso questo equilibrio sembra rompersi. Anzi si è rotto”?

Palazzo Mondadori a Segrate

Alla prima domanda si risponde con il dibattito e la pubblica crocifissione, con l’invito alla coerenza, addirittura chiamando in causa etica e morale; alla seconda con la semplicistica, anche se sacrosanta, considerazione che Saviano di copie ne ha vendute e ne venderà e che è quindi sicura fonte di guadagno.
Quanti hanno pensato, nel redimere la prima questione, che lo scrittore napoletano abbia finora firmato con Einaudi e Mondadori perché può così contare su distribuzione nazionale capillare che solo i grandi gruppi editoriali possono garantire?
È forse un disonore il voler essere letti da più persone possibili, soprattutto quando si fa informazione e non si raccontano favolette?
In fondo, visto da qui, l’atteggiamento di Saviano è coerente, checché ne dica una delle tre donne che può legittimamente chiamare “papi” il Silvio nazionale. Quando lo scrittore afferma, lo scorso 22 gennaio, proprio durante la lezione all’università di Genova, che “Non è la parola in sé, scritta, pronunciata, dichiarata, ripresa, quella che fa paura. È la parola ascoltata, sono le persone che ascoltano e che fanno di quella parola le proprie parole. È questo che incute timore alle organizzazioni criminali. Paura che non riguarda semplicemente la repressione” ma “l’attenzione nazionale e internazionale. Che poi significa semplicemente una cosa: significa dire che queste storie non riguardano solo gli addetti ai lavori, i politici locali, i magistrati, i cronisti, ma riguardano anche noi. Quelle storie sono le nostre storie, quel problema è il nostro problema, e va risolto perché è come risolvere la nostra stessa esistenza” non fa altro che scegliere un paio di dei ai quali votarsi: la parola e la verità.
Pubblicare con Mondadori vuol dire fare di questo credo realtà, perché aldilà del Berlusconi-pensiero, il magniloquente palazzo di Segrate garantisce che questi moniti vengano ascoltati (o meglio, comprati).

Roberto Saviano

Risulta evidente che la polemica sul boicottare Mondadori si basa su di un malinteso: probabilmente non è sempre corretto pensare alla casa editrice milanese come un’estensione dell’ego già grandicello di chi ne è proprietario. Lo stesso Saviano afferma che “una cosa è la proprietà, un’altra l’editore” e che quest’ultimo non è chi paga i conti ma chi sceglie i testi, corregge le bozze, dà consigli. A loro lo scrittore partenopeo dedica la sua fedeltà.
C’è una distanza che è necessario documentare, perciò, tra queste due sfere, tra la fede politica del proprietario e il modo di agire di un’azienda che non ha (e sembra non possa avere) altra dio all’infuori del denaro. Rossi o neri non importa, purché si vendano.
È evidente, a questo punto, quanto essere dentro o fuori non abbia davvero importanza, che fuori non esiste, o perlomeno che, mi sento di aggiungere, non è pubblicare con Feltrinelli che permette di respirare aria pulita.
Questo “nuovo viaggio” è forse solo una domenica al mese senza macchine a Milano.

Mi stupisco, in realtà, di come Saviano, che io annovero tra i giusti, tra le persone da stimare e da prendere come esempio, non pensi fuori dagli schemi proprio ora che sarebbe il momento adatto, ora che, fuor di metafora, potrebbe permetterselo.
Mi chiedo, provocatoriamente, perché non scelga una casa editrice indipendente, perché non dia la possibilità di essere megafono delle sue idee a chi questi pensieri, dannatamente buoni, li considera per quello che sono, contenuti, piuttosto che attira-quattrini. Mi rispondo che le case editrici indipendenti non hanno la forza economica per sfornare tirature astronomiche e far fronte alle spese di pubblicazione e soprattutto distribuzione (senza neanche mettermi a pensare a questioni tipo anticipi o retribuzioni): eccolo che si chiude, il circolo vizioso d’Italia, quel meccanismo perverso per cui il tarlo nell’ingranaggio è evidente ma sul quale si può fare davvero poco.
Eppure, in alcuni casi, quel poco, il pensiero alternativo, potrebbe essere determinante: chi l’ha detto, ad esempio, che i bei monologhi di Vieni via con me, offerti gratuitamente ad un vasto pubblico di spettatori, non possano diventare bit scaricabili, altrettanto gratuitamente, dal web (la vera grande distribuzione)?

La bagarre Saviano-Mondadori non terminerà certo qui. È il prezzo da pagare per l’essere “dentro e contro”, è l’evidenza che Arnoldo Mondadori, Giacomo Feltrinelli e Giulio Einaudi sono morti e che, probabilmente, più di qualcosa è svanita assieme a loro.
Rimane la solidarietà a Saviano: non solo per la vita che conduce da qualche anno a questa parte, ma anche e soprattutto per la strumentalizzazione di cui, dallo stesso tempo, è oggetto: vai avanti, che noi ti seguiamo. La formazione adatta, in questi casi, non è la fila indiana ma il cordone umano: sì, come quello delle manifestazioni. A braccetto con chi usa la parola per il giusto scopo.
Le modalità, tuttavia, sembrano ancora da affinare; Senza pensiero alternativo, ha ragione Wu Ming: fuori non esiste e l’addio a Mondadori per Feltrinelli sarebbe un po’ iniziare a lanciare sampietrini dopo aver finito le granate.

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