Search
Friday 29 March 2024
  • :
  • :

La Prigione di Ojeda | Fuori le Mura


ojeda_mediaOjeda è un uomo volutamente ad una dimensione, scialbo, meramente normale, dell’abitudine fa la sua regola; ogni azione è un percorso tracciato, il mondo ai suoi occhi è una lunga stringa di particolari da analizzare e registrare.

“La vita di Ojeda riprese lentamente il suo vecchio cammino, una strada conosciuta che poteva percorrere a occhi chiusi (…). Dal lavoro a casa da casa al lavoro; in mezzo e in ogni momento numeri.”

Ojedia abita il mondo prendendone le distanze, vive la vita filtrandola attraverso un punto di vista puntiglioso e asettico, è rinchiuso nella sua prigione e non sembra soffrirne. La sofferenza è il mondo, gli altri, il ronzio dell’esistenza che vibra attorno a lui, uomo kafkiano, Gregor Samsa dei giorni nostri.
Prima i numeri poi le parole divengono codici per riscrivere il mondo che lo circonda, un mondo troppo “altro” che Ojeda ha bisogno di fare proprio in modo stringente e claustrofobico, raccontandoselo in una lunga introspezione, un lungo monologo senza contraddittori. Un’anima dalle sfumature quasi agorafobiche si annida tra le corde di questo impiegato che vuole includere ogni cosa nel suo sguardo che sintetizza, che classifica:

“La realtà sarebbe scomparsa gradualmente finché non sarebbe rimasto spazio per altre cose tranne conti. Tutti i rumori della Terra non sarebbero stati in grado di distrarlo. Ojeda non capiva che cosa provava quando entrava in quel mondo, felicità gli sembrava una parola troppo potente (…). Però senza dubbio si trattava di una senzazione piacevole.”

foto francesco anzelmoSi tratta di un bel romanzo, senza ombra di dubbio, uno scritto, quello del giornalista Martìn Murfhy, che vive fortemente degli stimoli (o quanto meno è quello che si percepisce…) di autori come Pessoa, Calvino e ovviamente Kafka, per non scomodare poi Le memorie del sottosuolo di Dostoevskij. La prigione di Ojeda (Intermezzi) è un ottimo esordio ma per l’appunto è difficile sfuggire a certi topoi letterari che hanno segnato la letteratura contemporanea. Il romanzo, perciò, pur trovando nel mondo della letteratura una sua identità, rischia tanto in termini di originalità, mostrandosi in alcuni spunti una ripetizione di anti-eroi del nostro secolo tanto importanti quanto “eterni”: dall’impiegato di Pessoa Soares (casualmente contabile anch’esso…) che dalla sua Rua dos Douradores libera i suoi “pensieri inquieti”, fino a Palomar di Calvino, che conta e classifica oggetti e istanti per esaurire il tempo finito che lo divide dalla morte.
La prigione di Ojeda in breve gode di un’ottima fattura, ha la filigrana del grande romanzo, sceglie una via già battuta ma riesce comunque a brillare di luce propria.

La Prigione di Ojeda
Autore: Martìn Murfhy
Casa editrice: Intermezzi, 2010
Pagine: 109
Prezzo:10 €

Rubrica: Libri – Segui i commenti (feed RSS)