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Friday 29 March 2024
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Le radici dell’identità italiana alla Settimana della storia | Fuori le Mura


Inizia oggi a RGaribaldioma “La settimana della storia”, presso l’Auditorium dell’Ara Pacis. L’evento, patrocinato dal Comune di Roma, apre il calendario di manifestazioni in onore del 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia.
Nelle giornate dal 2 al 6 novembre, numerosi storici ripercorreranno le principali tappe e i personaggi più significativi che hanno dato sostanza al sogno di un’Italia politicamente unita. aiutati dalla proiezione di documentari Rai.
Nella conferenza di apertura, dopo la proiezione del film-documentario “Storia d’Italia. Dal 1815 al 1870”, è intervenuto l’illustre storico Emilio Gentile, ad intrattenere la platea con una lectio magistralis ricca di richiami, spesso umoristici, alla realtà attuale del nostro paese.

Il documentario

Partendo dalla descrizione di un’Italia asservita alle potenze straniere degli Asburgo e dei Borboni, divisa in Regni e Principati, il filmato mostra come dopo il Congresso di Vienna, nel 1815, le velleità indipendentiste e gli spiriti nazionalisti non furono frenati del tutto dalla Controriforma guidata dalla Santa Alleanza, ma anzi, come importanti personaggi della storia politica italiana continuassero a nutrire sogni unitari. Si delineano così i profili biografici di Camillo Benso conte di Cavour, liberale convinto che una politica riformista avrebbe sradicato le rivolte popolari violente; Giuseppe Mazzini, repubblicano radicale e giurisperito, devoto alla causa nazionalista (darà vita alla Giovine Italia, fucina di numerosi moti popolari); Giuseppe Garibaldi, combattente e patriota di fede repubblicana che prestò la propria spada alla causa unitaria, con grande successo e con dovuta umiltà.
Si passano in rassegna i moti carbonari del 1820/’21, quelli di Venezia nel 1848, le guerre di indipendenza, la formazione della Repubblica romana di Mazzini, caduta nel luglio del 1849. Tutti tentativi di rivolgimento violento che caddero nel nulla scontrandosi con la repressione sanguinosa delle potenze europee, alleate, di volta in volta, con il sovrano italiano di turno.
Dopo i moti del 1848 si giunge a descrivere il ruolo svolto, dopo la guerra di Crimea, dalle abilità diplomatiche di Cavour e dalla bella Contessa di Castiglione, seduttrice dell’Imperatore di Francia Napoleone III su richiesta dello stesso Cavour.  Infine, si ripercorrono nel decumentario, i momenti chiave della seconda guerra di indipendenza e dell’incontro a Teano tra Vittorio Emanuele II e Garibaldi, durante il quale il condottiero repubblicano cede al Re le terre sottratte militarmente ai Borboni.
Una rassegna rapida ed efficace cui è seguita l’esposizione esemplare del Professor Emilio Gentile su alcuni caratteri costitutivi e storicamente riscontrabili dell’individualità italiana.

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La lectio magistralis

Innanzitutto lo storico afferma di preferire il termine “individualità” italiana piuttosto che  “identità”, in quanto quest’ultimo è legato semanticamente a un’aura di  immodificabilità. Quello italiano, invece, è da sempre un popolo “mobile”, che cambia spesso la visione che ha di sé.
Fatta questa premessa, Gentile passa a dire che la prima forte coscienza di una individualità italiana è riscontrabile nella battaglia di Legnano, nel 1186, allorché gli stati italiani si unirono sotto il vessillo della Lega Lombarda per sconfiggere il comune nemico: Federico Barbarossa.
Le caratteristiche forti di questa individualità sono principalmente tre:
1.    Il municipalismo fazioso, ovvero quel particolarismo territoriale che, attraverso i confini regionali, alimenta l’odio tra “residente” e “forestiero”. Con una battuta, Gentile sostiene che, “se oggi c’è un movimento che riassume tutte le caratteristiche dell’italianità (specialmente il municipalismo fazioso) è proprio quello che rivendica la secessione in nome della battaglia di Legnano (è evidente il riferimento alla Lega Nord).

2.    La seconda caratteristica è il costante richiamo a Roma, inevitabile riferimento spirituale per gli abitanti di un territorio, quello italiano, considerato erede dell’impero romano e delle forme nobili del suo diritto. Il richiamo alla romanità è un dato costante anche in età comunale.

3.    Infine, l’autoflagellazione è un carattere altrettanto antico rispetto ai precedenti e quindi radicato nell’individualità italiana. Ne sono testimonianza i versi danteschi che descrivono l’Italia come una

“nave sanza nocchiere in gran tempesta,
non donna di province, ma bordello!”
(Purgatorio, canto VI, versi 77-78).

Per dirla con Emilio Gentile, “il senso della miseria d’Italia diventa tratto caratteristico dell’italianità.
Insomma, quella italiana è un’individualità permanentemente divisa tra  municipalismo e universalismo imperiale.
Solo dopo la rivoluzione francese, quando gli ideali di libertà e sovranità popolare irruppero fragorosamente sul palcoscenico della storia, si giunse a comprendere che il glorioso passato  e la miseria di cui si era pianto per secoli, non poteva avere seguito se non in uno stato in cui il popolo fosse sovrano e libero di autodefinire le forme del vivere politico.

In Italia, il terreno per il Risorgimento era già predisposto dal punto di vista culturale e consisteva proprio nell’individualità nazionale italiana, territorialmente coincidente con i confini della penisola.

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