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Friday 29 March 2024
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Figli delle stelle: incontro con Lucio Pellegrini | Fuori le Mura


figli delle stelleIl regista e sceneggiatore Lucio Pellegrini, dopo il suo esordio alla regia nel 1998 con il film E allora mambo, ha continuato  a lavorare dividendosi fra cinema e televisione. Figli delle stelle vuole essere un racconto sull’italiano medio, frustrato e inerme di fronte alla situazione politica attuale. Nelle città si muovono individui in cerca di un lavoro duraturo e giustamente retribuito, che possa dar loro la possibilità di vivere la vita dignitosamente.
Figli delle stelle racconta la strampalata esistenza di un gruppo di precari che rapiscono un politico che cerca di fare bene il proprio dovere. Il tutto viene delineato con uno sguardo agrodolce, comico e sentimentale, mostrando l’ipocrisia contemporanea, l’avidità. Al contrario, spesso sono le persone più semplici che agiscono con generosità d’intenti. La pellicola sottolinea il desiderio di agire, per cambiare le cose o almeno tentare. Il dramma viene raccontato con il linguaggio della commedia. Lo spettatore vede muoversi sullo schermo antieroi, che hanno una vocazione alla sconfitta, che fa scaturire un’ilarità crudele.
Durante l’incontro con la stampa, avvenuto allo Space Cinema di Roma, il regista ha intrattenuto i giornalisti parlano del suo film.

Quale messaggio ha voluto dare con questa commedia?

Lucio Pellegrini: Figli delle stelle è un film profondamente ancorato alla realtà che si sta vivendo, quello che ho voluto fare è stato mettere un piede nella realtà, parlandone attraverso la commedia. Il film, poi, sfocia nel grottesco. È una commedia in cui si parla del sociale con uno sfondo comico.

Non c’è una distinzione netta tra buoni e cattivi, può parlarci di questa scelta?

L. P.: Nel film i ruoli tradizionali tra buoni e cattivi sono ribaltati ed è sottolineata un’ipocrisia di fondo. I buoni sono i rapitori e il sottosegretario, i cattivi sono la società, rappresentata dal gruppetto di condomini che davanti alla possibilità di ottenere del denaro facile, copre i fuggiaschi. Vi si racconta un’ipocrisia ben diffusa, si pensa al proprio orticello.

Perché ha scelto questo titolo?

L. P.: Ci piaceva mostrare questa casa in montagna, dove trova rifugio la compagnia, rimasta agli anni ’80. Quando si è pensato alle canzoni da abbinare è saltata fuori Figli delle stelle, che poteva benissimo rappresentare quegli anni e al tempo stesso racconta bene i personaggi.

Come descriverebbe questi personaggi?

L. P.: Sono tutti dei sognatori un po’ sfigati, che però agiscono, non volendo rimanere con le mani in mano.

Come vede il suo personaggio, Marilù?

Claudia Pandolfi: È una donna che si lascia trascinare dagli eventi, ma una volta dentro è partecipe, attiva, vuole fare qualcosa di concreto e soprattutto portarla a termine, come dice a Ramon.

Ha voluto finire con un finale conciliante, cosa ha voluto dire?

L. P.: Ci sono due individui che si trovano dalla stessa parte, entrambi hanno lottato per farsi ascoltare e ottenere dei risultati. Il loro percorso diverso li ha portati a incontrarsi una prima volta e poi una seconda, nella quale c’è una svolta per entrambi.

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