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Da Vinci, il robot chirurgo : Fuori le Mura


Da Vinci, il robot chirurgo





25 ottobre 2010 |



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Californiano, alto due metri e con quattro bracci dotati di decine di strumenti intercambiabili. Si chiama Da Vinci ed è il genio della chirurgia mininvasiva. E’ un robot capace, grazie alle sonde e ai ferri di cui dispone, di penetrare attraverso fori minuscoli per compiere operazioni di altissima precisione. Il chirurgo si siede a pochi metri dal robot e lo manovra attraverso una consolle costituita da un visore tridimensionale e da due sorte di joysticks. Muove le dita e il movimento viene trasferito fedelmente allo strumento chirurgico che si muove con una precisione impensabile in chirurgia a cielo aperto.

Il robot viene da lontano, dal tentativo della Nasa di progettare, all’inizio degli anni ’80, un chirurgo non umano, capace di salvare le vite dei militari che cadono sul campo di battaglia. Il progetto fallì ma da allora nacquero altri automi antenati del Da Vinci, realizzato dalla Intuitive Surgical, ditta della Silicon Valley, che nel 2000 ottiene la prima autorizzazione della FDA (Food and Drug Administration) e in tre anni diventò monopolista a livello planetario.

Le performance del robot sono tali che in dieci anni si è diffuso ovunque. Ma la fortuna del robot chirurgo è merito anche dell’Italia. La rivoluzione è infatti partita da Grosseto. Nel 2000, Pier Cristoforo Giulianotti, chirurgo generale della Misericordia, ha convinto l’amministrazione ad acquistare il primo robot chirurgico italiano. All’inizio Da Vinci è stato usato solo per piccoli interventi mininvasivi, non molto diversi da quelli che vengono fatti in laparoscopia ormai quasi ovunque. Poi, l’exploit che ha lasciato tutta la comunità scientifica a bocca aperta: l’asportazione di due lesioni tumorali nel pancreas di una ragazza di 28 anni, lasciando l’organo intero e permettendo alla giovane di tornare alla sua vita normale dopo una settimana. E pensare che il pancreas è la bestia nera dei chirurghi addominali: nascosto in profondità, delicato e in contatto stretto con gli altri organi addominali. Riuscire quindi a intervenire in modo radicale senza aprire tutto l’addome e senza asportare l’organo era impensabile. Ma il team Giulianotti – Da Vinci in pochi anni ha battuto una decina di record: la prima asportazione di un polmone, il primo prelievo da vivente della metà destra del fegato a scopo di trapianto, la prima riparazione di un aneurisma renale, l’asportazione di parte del pancreas con contemporaneo autotrapianto delle cellule che producono insulina, al fine di evitare un diabete post operatorio. E a Grosseto sono arrivati, a poco a poco, oltre 400 chirurghi a imparare come si opera col robot, mentre la chirurgia robotica usciva dalla nicchia di un talentuoso chirurgo grossetano fino a imporsi nel Paese: oltre mille interventi eseguiti, circa 150 all’anno, un po’ in tutti i settori, dall’urologia alla ginecologia, dall’ortopedia all’otorinolaringoiatria, dalla chirurgia addominale a quella neurologica e ad altro. Attualmente nel mondo ci sono circa 1.000 Da Vinci in 90 paesi ma è l’Italia il secondo paese, dopo gli Usa, per numero di robot.

Naturalmente i vantaggi sono considerevoli: ridotte perdite ematiche e di conseguenza minor necessità di trasfusioni, minor dolore postoperatorio e una più rapida ripresa. E soprattutto il superamento dei limiti della laparoscopia dove il chirurgo opera tramite strumenti lunghi una trentina di centimetri, che amplificano il naturale tremore, e può avere una visione solo bidimensionale. Il robot ovviamente elimina il tremore e conferisce una visuale molto più completa, ingrandita. Inoltre può compiere fino a sette movimenti (con la laparoscopia ne erano possibili solo quattro), e si avvale di bracci meccanici che montano gli strumenti chirurgici, permettendo di arrivare laddove spesso il chirurgo si deve fermare. Quest’ultimo, comunque, controlla ogni gesto da una consolle, in una visuale tridimensionale.

Secondo Giulianotti “la chirurgia robotica è anche l’inizio della virtualizzazione totale: apre le porte ad un futuro, che è dietro l’angolo, di interventi eseguiti a distanza, fra diverse città in connessione, diversi Paesi, diversi continenti”.



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Category: Scienze + Tecno