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Thursday 25 April 2024
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Io non tremo | Fuori le Mura


di Anna Migliorini

Pensava a poche cose: che era il primo giorno di ferie dopo secoli, così pareva, che era il primo giorno senza raffreddore né quella fitta intermittente che partiva e affondava tra le costole, che era il primo giorno di sole, di primavera.
Anche se era febbraio inoltrato e, benché fosse innegabile che le giornate si fossero di un poco allungate, il freddo era la cifra migliore per leggere il termometro, il meteo tutto, e pure il contenuto del portafoglio: aria gelata – tanta – e soldi – pochi veramente pochi.
Nulla aveva un peso quel giorno.
Cucinava sorridendo peperoni carote patate e olive tutt’insieme, senza preoccuparsi delle conseguenze di tale gesto scellerato: quel giorno gli sarebbe piaciuto tutto.
Stava arrivando lei.
Le aveva sorriso al banco dei surgelati poche ore prima, una questione importante, insomma, la faccia di entrambi che diceva lo stesso “smetterò con queste monoporzioni preconfezionate… monoporzioni, mono-porzioni, mono, porzioni…”, i piedi che si accartocciavano tra di loro e così le dita umide nelle scarpe, e lei aveva sorriso, e si erano scambiati sguardi a metà tra il divertito e l’imbarazzato, così i numeri di telefono.
Ma non si erano cercati, niente sms niente squilli, né chiamate incerte e monosillabiche, sul tempo la novità, su “maddai anche io faccio ricamo”, e le banali requisitorie sul temporale di turno e il freddo insolito (in inverno?) o lo strano sole. Cose di cui, nemmeno le bisnonne si stupiscono più, né ne parlano. Non ci sono più i vecchi di una volta.
Non si erano dovuti cercare l’un l’altro dissimulando interesse, indecisi sul da farsi, o più che altro sull’esporsi.
Si erano guardati più forte, tra le corsie a intermittenza, inconsapevoli degli occhi dell’altro che zigzagavano tra gli scaffali di marmellate, pelati, piselli e spazzolini. Nemmeno agli shampoo sarebbe dispiaciuto vederseli comparire e spiarli rincorrersi con circospetta ostentata indifferenza.
All’incirca all’altezza del tonno, che silente tutto sa, poco prima delle così moderne e tristi insalate in latta con verdurerisotonnoolio e pure la forchetta quando ci passa, cercando di guadagnarsi la vista migliore al ripiano successivo, tentando di lanciare i rispettivi carrelli oltre i chilometri consentiti, si erano incontrati di nuovo: faccia a faccia, e due bernoccoli in omaggio.
Se l’erano risolta in modo facile e svelto: una cena per rimediare, a casa del contuso più lieve, che si era dimostrato essere lui.
Qualche ora dopo, ai fornelli, lui tremava per l’emozione del momento: lui solo sa quanto l’ha aspettata, dai primi tempi, quando ancora si incontravano nella bottega sotto casa. Con il mestolo nella mano destra e il foglio della spesa nell’altra: non aveva comprato niente di quello che gli serviva, incolpava la botta, la primavera, il freddo e il cielo terso troppo terso. Incolpava i francesi come era sua abitudine e stramalediceva gli inglesi, che se lo meritano sempre.
Mescolava le verdure “scelte” miste. Mentre il campanello suonava.
Dall’altra parte lei. Lo sapevano entrambi che, una cena migliore di quella non gli sarebbe capitata di nuovo tanto facilmente.
Carina, cerotto in bella mostra, e indosso quattro vestiti a caso, tutti scompagnati. Non era riuscita a comprare il detersivo. Non aveva concluso la spesa.
Era troppo intenta a innamorarsi tra il freezer e lo scatolame.


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