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Friday 29 March 2024
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Carceri italiani: tra strutture fatiscenti e condizioni disumane | Fuori le Mura



carcereLa condizione dei detenuti nei penitenziari nazionali è drammatica. Lo rende noto il rapporto diffuso dall’Osservatorio permanente sulle morti in carcere che ha reso pubbliche cifre inquietanti sulle strutture carcerarie.
I reclusi vivono in celle le cui aree non garantiscono in molti casi neppure tre metri quadri per persona.
Le prigioni detengono un numero di carcerati superiori alla capienza massima tollerabile, determinando sistematiche situazioni di sovraffollamento.
Le condizioni igieniche sono spesso precarie e il personale effettivo è inferiore di almeno 5.000 unita a dispetto di quello previsto, rendendo difficoltoso l’operato degli addetti ai lavori.
La mancanza di alcuni dei più elementari e basilari requisiti per una dignitosa sopravvivenza si traduce in malattie infettive, patologie psichiche e tentativi di suicidio.
Dall’inizio del 2010 infatti ben 84 detenuti hanno tentato di togliersi la vita e purtroppo ben 38 di essi sono riusciti nell’intento.
L’ultimo in ordine di tempo è stato Andrea Corallo, recluso nella casa circondariale Catania Bicocca, che nella giornata di venerdì si è tagliato la carotide utilizzato come arma una lametta, mentre si faceva la barba. Ma il problema della detenzione dei carcerati riguarda, da Nord a Sud, tutta la penisola.
A Milano il carcere di San Vittore contiene 900 detenuti laddove la capienza massima è di 712 unità. A Roma, presso Regina Coeli, sono 1.100 i reclusi contro i 700 previsti. Il caso limite però è rappresentato dall’Ucciardone di Palermo, struttura che rischia il collasso con i solo ottomila euro annui investibili per le spese di ordinaria amministrazione, la presenza di un unico medico affiancato da un infermiere  operanti all’interno della struttura e 700 carcerati rinchiusi nel penitenziario a fronte dei 430 ammissibili.
Il rapporto dell’Osservatorio sottolinea come lo scorso anno sia stato, in termini numerici, il più drammatico nella storia dei carceri nazionali, con ben 72 casi di suicidio. Quest’anno tuttavia il risultato potrebbe essere ancora peggiore se si pensa che a Luglio del 2009 il numero dei detenuti suicidi era attestato a 31, quindi 7 in meno rispetto alla quota attuale.
Numeri che non fanno che aggravare la già delicata posizione dell’Italia a livello europeo, condannata in passato dalla sentenza della Corte europea dei Diritti umani per il trattamento riservato ai reclusi.
E a voler mettere il dito nella piaga non si può non sottolineare come la metà dei detenuti venga rinchiusa in un  penitenziario seppur in attesa di una condanna definitiva e di come, negli ultimi venti anni, il 40% delle persone incarcerate è stata poi assolta al processo, sollevando il dubbio che tra coloro che si sono tolti la vita vi possano essere persone senza alcun reato compiuto.
L’emergenza carceri diventa ora uno dei principali argomenti all’ordine del giorno del Parlamento. Il ministro della Giustizia Alfano ha immediatamente avanzato un disegno di legge ribattezzato “lo svuota carceri”, mirante a offrire la possibilità di scontare a casa l’ultimo anno del proprio debito con la giustizia per quei detenuti i cui illeciti abbiano avuto uno scarso allarme sociale. Altre proposte ipotizzano la costruzione di nuove strutture. Ma il problema è il tempo.
In attesa di nuovi ddl e di decisioni efficaci prese dai politici, il dramma dei penitenziari continuerà a consumarsi  rischiando seriamente di sfociare oltre i confini della civiltà, come ha tenuto a precisare il segretario generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno . Un rischio che un paese come l’Italia, definito civile, non può correre.