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Thursday 28 March 2024
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Il cuore occulto del potere | Fuori le Mura



L’Uar (Ufficio Affari Riservati) è stato probabilmente il più capillare e intrusivo tra i servizi segreti italiani, cui per decenni ha fatto capo una potente polizia parallela che agiva in modo del tutto autonomo alle canoniche forze di pubblica sicurezza e che era in grado di gestire e di tenere a libro paga centinaia di informatori sparsi in gran parte del territorio italiano. Per quasi un decennio (dal 1966 al 1974), l’Uar fu diretto da Umberto D’Amato che, alla fine degli anni ‘60 fu anche il principale promotore della creazione del club di Berna, il cui compito era quello di “coordinare e armonizzare il lavoro delle principali polizie europee”, ma che divenne presto un autorevole osservatorio sui movimenti studenteschi ed extraparlamentari. Come è noto, quello a cavallo tra gli anni ’60 e ‘70 fu, per l’Italia un periodo estremamente turbolento, durante il quale, alle forze politiche antisistema di destra e di sinistra (principalmente Pci, Msi) si affiancarono movimenti extraparlamentari il cui obiettivo era il sovvertimento violento dell’ordine costituito.

Nel suo volume, assai documentato, Giacomo Pacini ricostruisce brevemente le numerose strutturazioni e destrutturazioni che i servizi segreti italiani subirono a partire dal 1919. Passando attraverso il periodo fascista e analizzando i cambiamenti nell’immediato dopo guerra, si giunge a descrivere l’ascesa di Umberto D’Amato che, anche a detta di molti suoi critici, è da considerare probabilmente il più abile e spregiudicato esponente dell’intelligence che l’Italia abbia mai avuto. Eppure, i lati scuri, le ombre, le perplessità che le strategie d’azione dell’Uar hanno sollevato durante la  direzione D’Amato continuano a suscitare non poche critiche. L’accusa maggiore rivolta a D’Amato è quella di aver destabilizzato ulteriormente la situazione politica italiana già di per sé fragile. Sono infatti numerosi i documenti che dimostrano l’esistenza di  contatti diretti con alcuni degli esponenti di spicco delle forze extraparlamentari dell’estrema destra Italiana (principalmente Avanguardia Nazionale e Ordine Nuovo). Inoltre, attraverso un ampia rete di infiltrati l’Uar  venne in possesso di una mole di documenti e dati privati che si immagina siano stati  utilizzati per ricattare le maggiori personalità politiche e cariche istituzionali italiane. Ciò, secondo Pacini, diede all’Uar,  e a D’Amato in particolare, la possibilità di influenzare alcune importanti decisioni politiche di quel periodo e l’attività d’inchiesta di numerose procure.

Il caso Mattei, la morte di Giacomo Feltrinelli, la strage di piazza Fontana, il caso Zorzi, sono episodi misteriosi della nostra storia recente cui Pacini tenta di dare una spiegazione il più possibile storica. Ma purtroppo le prove documentali incontrovertibili sono assai poche e  l’autore è  costretto a lavorare d’intuito, cesellando e cucendo teorie, alcune delle quali risultano decisamente convincenti.

Il cuore occulto del potere è, dunque, un’opera interessante che apre delle finestre interpretative su alcuni degli anni più bui della nostra storia, e lo fa nonostante i mezzi a disposizione degli storici, anche dei più volenterosi, siano davvero pochi.

Una critica, tuttavia, è necessaria, ed è la seguente: nell’organizzare i documenti di cui dispone, Pacini tralascia di contestualizzali debitamente. Il rischio è  di cucire, con diversi brandelli di stoffa, il vestito che più gli sembra comodo. Fuor di metafora, la carente contestualizzazione della grande mole di documenti lascia poco spazio al senso critico del lettore che difficilmente è in grado di evadere dal disegno e dalle interpretazioni dei controversi avvenimenti di quegli anni elaborate dall’autore.

Nonostante ciò, il lavoro di ricerca svolto da Pacini è lodevole e lascia l’amaro in bocca per essere tanto isolato e per suscitare così poca eco tra i media e l’ opinione pubblica.

Informazioni
Giacomo Pacini, Il cuore occulto del potere
Nutrimenti
2010, pp. 240, € 14,00