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Thursday 28 March 2024
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Dennis Hopper. Genio e sregolatezza | Fuori le Mura



Dennis Hopper_autoritrattoSi è chiuso il sipario per Dennis Hopper, ma questa volta per sempre. Lo scorso anno gli fu diagnosticato un cancro alla prostata in fase terminale che lo ha ridotto di poco sopra i quaranta chili e lo ha portato alla morte il 29 maggio scorso all’età di settantaquattro anni . Alla cerimonia funebre, avvenuta in forma privata, erano presenti anche Val Kilmer e un affranto Jack Nicholson che ha voluto ricordare il suo amico di sempre così: “Con lui avevo una relazione davvero unica, come con nessun altro. Eravamo anime gemelle in un certo senso. Mi mancherà davvero moltissimo” .

La sua avventura nel cinema è iniziata a diciannove anni, nel 1955, quando interpretò una piccola parte nei film “Gioventù bruciata” e “Il Gigante”, dove ebbe l’opportunità di lavorare accanto a James Dean, collaborazione dalla quale trasse importanti insegnamenti. Entrambe le pellicole parlavano di un’America dalle mille contraddizioni che si preparava ad una rivoluzione culturale, già presente nell’aria, che esplose nel movimentato decennio successivo. Era una società che andava stretta a molti, Hopper compreso, che cercava di assestarsi sui binari del consumismo per poi addentrarsi, con il ruolo di guida, nel mondo del capitalismo. La visione pessimistica del futuro e la contestata società contemporanea condussero ad una linea di condotta anticonformista, alla ribellione nei confronti degli schemi preordinati, e fu proprio questo approccio che Hopper sposò. In questo clima crebbe la sua insofferenza, la sua personale rivoluzione nei confronti di una realtà che non riusciva ad accettare ed in cui non trovava posto. I ruoli che ricopriva gli calzavano a pennello, dal mondo corrotto delle prime due pellicole alla resa dei conti ne “L’inferno ci accusa” del 1957, dove un Giudice Supremo, stanco della superbia dell’uomo e del suo spirito guerrafondaio, convoca a sé il genere umano per sottoporlo a giudizio; ad uno ad uno sfilano i più illustri personaggi della storia da Cleopatra (Virginia Mayo) a Napoleone (Dennis Hopper), portando con sé le prove del loro buon operato per convincere il Giudice a concedere all’uomo un’ultima possibilità.

Il filo tematico dei film che interpreta riflette puntualmente il suo percorso individuale, anche “Il serpente di fuoco” del 1967, diretto da Roger Corman, sembra, in qualche misura, parlare di lui; la pellicola affronta il tema della ricerca della libertà oltre ogni limite consentito, anche con l’aiuto delle droghe. Un mondo lisergico viene catapultato sul grande schermo, sbattuto in faccia a quella società che fingeva di esser “pulita”, che non voleva confrontarsi con le problematiche che racchiudeva; la violenza era all’ordine del giorno, le droghe una realtà, una realtà cheEasy Rider_ hopperrappresentava l’ alternativa ad un’altra, già di per sé, malata e distruttiva. Dennis Hopper visse una vita al limite, andando oltre, vivendo di eccessi in una società che aveva bisogno di una rivoluzione culturale e che arrivò sul volgere dei ’60. Proprio in quegli anni si sentì abbastanza arrabbiato da mettersi dietro la macchina da presa per “scrivere” un pezzo di storia. Con un budget ridottissimo, nel 1969, scrive, dirige e interpreta, accanto all’amico Jack Nicholson e a Peter Fonda, “Easy Rider”  un film che segna un’epoca, considerato il manifesto della New Hollywood. Il film è un inno alla libertà, da conquistare ad ogni costo e con qualsiasi mezzo, ma è anche la drammatica visione di quella realtà che troppo spesso incatena, intorpidisce; lo spaccato dell’epoca è fatto di sesso, droghe, alcool e musica ed è mosso dalla voglia di superare tutti i limiti del possibile, o meglio, di ciò che si voleva fosse possibile. Il film fu un successo, divenne un simbolo per la cultura Hippy e per i movimenti di protesta, in un momento storico segnato dal conflitto in Vietnam e dalle lotte sociali dell’America nera, a cui lo stesso Hopper si avvicinò, stringendo amicizia con esponenti delle Black Panter.                              La sua carriera nel cinema visse molti alti e bassi, alternando collaborazioni di spessore come quelle, non da dimenticare, con Francis Ford Coppola in “Apocalypse now” e David Lynch in “Velluto blu” e apparizioni in pellicole di bassa lega e b-movie; lavorò anche molto in tv soprattutto quando, dopo un litigio sul set col regista Hathaway e diversi contrasti con i vertici hollywoodiani, fu allontanato da tutte le major e relegato alle serie televisive, tra cui ebbe molto sucesso “Ai confini della realtà”.

Dennis Hopper_Martin Luther KingDa sempre spirito eclettico, anticonformista e “contro”, Dannis Hopper non fu soltanto attivo nel mondo del cinema, ma è stato pittore, scultore e fotografo; ebbe l’onore di essere il primo artista americano vivente ad esporre all’Hermitage di San Pietroburgo, ha esposto anche a Parigi, Londra e molte altre capitali europee; è stato uno dei più importanti collezionisti d’arte moderna e contemporanea in America; ha seguito da vicino correnti artistiche tra le quali la Pop Art, conoscendo Andy Warhol e Roy Lichtestein, dei quali si assicurò opere d’arte quando erano ancora poco noti, e proprio a riguardo, in un’ intervista a La Repubblica nel 2008, disse: “comprai i primi quadri di Andy Warhol, uno lo pagai 76 dollari. Presi un Roy Lichtestein per 1.100 dollari, lo cedetti in uno dei divorzi e oggi ne vale 17.500”.

Hopper volle viversi la vita a modo suo, prendendosi i suoi rischi, ma senza accettare alcuna guida, alcun indirizzamento, anzi, fece del rifiuto delle regole un modus vivendi che lo ha consegnato alla storia del cinema come un regista e attore di rottura, un innovatore.

Il 27 marzo di questo stesso anno un appassito Dennis Hopper ha voluto presenziare, nonostante il male fosse allo stadio finale, la serata a lui dedicata per la consegna della Stella sulla Hollywood Walk of Fame, in una città che forse non lo ha mai apprezzato fino in fondo