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W Niatri. Parole e Immagini | Fuori le Mura

W Niatri. Parole e Immagini

29 marzo 2010

di Francesco Anzelmo


W Niatri- FOTO DI FRANCESCO ANZELMO

“Niatri”, noi altri, noi che siamo da questa parte, difesi dall’omertà della finzione e fintamente proiettati verso una terra chiamata realtà. Ma reale qui è ciò che è al di qua o al di là della rete, membrana che protegge e soffoca, che isola e che accomuna. “Niatri” che guardiamo “au continenti”, terra lontana, terra che ci precludiamo, noi amici di tutti e di nessuno,  noi amici degli amici, nemici di noi stessi.

Tra un intreccio di parole e una rete, uno spazio senza limiti eppure chiuso, i tre personaggi, Uccio, Andrea e Mimmo, costruiscono il loro percorso di sogno. Evadere da un luogo che non ha barriere, i cui muri sono fatti di costrizioni, di luoghi comuni, di sfiducia, è quasi impossibile.

W Niatri- FOTO FRANCESCO ANZELMO

Uno per tutti e tutti per nessuno,  ”tutti” siamo nessuno, perché dietro al tutti fanno, al tutti pensano, c’è il niente della coscienza, il nulla del pensiero. Uccio, Andrea e Mimmo, su uno sfondo di parole cangianti si scontrano, si supportano, si ostacolano, si uccidono. Non bisogna rischiare dice Mimmo, personaggio-demone, perché se poi non va in porto, il sogno si trasforma in incubo.

Il medesimo luogo, sempre uguale, crea uno status quo da cui cercare redenzione con la fuga. Ma la fuga è una corsa sul posto, e il posto è sempre lo stesso asfissiante spazio al di qua della rete. Nemici amici si lotta contro il sogno che si anela, si vive la contraddizione di un luogo che nel suo fascino e comodità ha il suo claustrofobico veleno. Viviamo la contraddizione di un luogo senza via di uscita, che noi stessi vogliamo senza via di uscita, che amiamo sia così com’è.

W Niatri-FOTO FRANCESCO ANZELMO

Sulla scorta di una surreale e superlativa scenografia, luci che decodificano parole su uno sfondo indistinto di lettere, si delinea immaginificamente una realtà meridionale, uno dei tanti paesini siciliani, da dove si guarda al “continente” come ad una terra promessa. Tra sogni e accidia, Uccio vorrebbe essere un perfetto calciatore, è invece si ritrova suo malgrado un fine dicitore, Andrea calciatore, non bravo ma che risolve le partire, vorrebbe invece essere un fine dicitore; in ultimo Mimmo sta bene come sta, Mimmo è la radice, l’essenza di questo luogo, Mimmo che ad un tratto  impersona la morte, Mimmo che è l’arroganza, la saccenza, “il so tutto io e voi non siete un cazzo”.

Michele Riondino-FOTO DI FRANCESCO ANZELMO

Alla fine, una somma che non da somma, è l’essenza di un certo stato delle cose che non cambiano mai: 1+1+1=1. Uno più uno più uno, in questa limbo, in questa realtà così stagnante ,rimane uno. Uno è la fame, uno è la somma improduttiva di chi non sa aiutare se e gli altri, di chi non ha trovato un “metodo”, ci vuole un metodo, ripete Andrea come una cantilena. Molta amarezza in questa pièce che  oniricamente dipinge scenari reali,  molta disperazione finemente raccontata attraverso una riuscitissima finzione scenica.

 

In Scena al Teatro Vascello

Drammaturgia: Linda Lisi

Regia: Ferracane, Pilli, Riondino

Cast: Michele Riondino, Daniele Pilli, Fabrizio Ferracane

Disegno luci: Luigi Biondi

 

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