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Tuesday 23 April 2024
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L’onda nera del Lambro minaccia l’Adriatico | Fuori le Mura



fiume lambroLa fuoriuscita di massa oleosa dall’ex raffineria di Villasanta, in Brianza, avanza rapidamente nel corso dei fiumi dell’Italia settentrionale e dopo aver contaminato il Lambro,  sta in queste ore navigando il Po, col rischio di sfociare nel Mare Adriatico.
Sono circa dieci i milioni di litri di olio combustibile e gasolio che attraversano i corsi d’acqua  nostrani, versati volutamente nella notte di Lunedì da responsabili ancora ignoti. E’ però certa l’origine dolosa dell’atto, come reso noto dagli inquirenti.
Un’azione ecoterroristica l’ha definita Formigoni, Presidente della Regione Lombardia, con danni rilevanti procurati all’ecosistema della valle padana. Il Lambro infatti è ora considerato un fiume morto, data l’immensa chiazza nera e maleodorante che ha invaso e inquinato le acque, e alcuni animali, come anatre e aironi, sono stati avvelenati dalla tossicità dei combustibili, mentre sono destinati a morire altri stormi di uccelli che migreranno in quest’area con l’arrivo della primavera, a causa dell‘accumulo di idrocarburi nei sedimenti che produrranno effetti tossici per settimane.
Non solo, ma danni sono stati causati anche al depuratore di Monza, quantificabili economicamente per un ammontare pari a 2,5 milioni di Euro.
L’avanzare della massa oleosa ha poi messo in agitazione, nelle ultime ore, le province di Rovigo e Ferrara, i cui acquedotti che alimentano la città sono nutriti direttamente dal Po, fiume per il quale si teme una forte contaminazione.
Lo stato di panico e di preoccupazione potrebbe ulteriormente estendersi se le sostanze tossiche dovessero raggiungere il delta del fiume più lungo d’Italia e sfociare nel mare.
Ma a riguardo il Capo Dipartimento della Protezione Civile, Guido Bertolaso, ha voluto smorzare i toni, scongiurando tale pericolo ed escludendo la possibilità di una catastrofe ambientale.
Le dighe provvisorie allestite a Piacenza, come la diga dell’Enel, hanno arrestato la corsa dell’onda nera, permettendo così il risucchio di buona parte del combustibile.
Le previsioni parlano di un 5, massimo 10%, di quantitativo nocivo in grado di superare gli argini ed immettersi nel Po. Quantitativo che in ogni caso dovrebbe essere fermato prima dell’arrivo alla foce, come ha apertamente dichiarato Bertolaso: “Al momento siamo tranquilli, le verifiche le stiamo facendo, le analisi le stiamo facendo, i blocchi per arginare la macchia d’olio li abbiamo messi. Ripeto: non credo che in Adriatico arriverà neppure una goccia d’olio”.
Le analisi svolte dall’Arpa Emilia Romagna hanno dato credito alle parole proferite dal Capo della Protezione Civile, rivelando come l’inquinamento sia stato arrestato in tempo, risultando allo stato attuale presente nei limiti della norma.
La questione però è ancora densa di dubbi, con degli interrogativi irrisolti riguardanti le motivazioni alla base del compimento dell’atto. Le indagini, svolte dalla procura di Monza, sono concentrate sui dipendenti della società Lombarda Petroli, ex raffineria trasformata in centro di stoccaggio, da cui sono fuoriuscite le sostanze tossiche. Dieci in tutto le persone ascoltate dal questore, ma ancora nessun nome è stato reso noto sull’elenco degli indagati.