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Friday 29 March 2024
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Immaginazione non significa menzogna: “Signori Bambini” di Daniel Pennac | Fuori le Mura



Se cercate un favola che prendendo in giro la pedagogia, e scolpendosi nella poesia, vi rapisca e vi commuova, l’avete trovata. È la storia di questi scapestrati adolescenti, un po’ matti, nient’affatto ingenui, spaventosamente saggi. Igor, Joseph e Nouredine vengono sorpresi dall’ intransigente e mefistofelico professor Craistang, un “nato vecchio” senza speranza, mutilato della propria infanzia, che bastona gli allievi con decine di temi sulla famiglia, a scambiarsi un disegno di una vera e propria rivoluzione (equipaggiata anche di un cannone, nell’ angolo sinistro del foglio) tutta riunita sotto lo stendardo di “Craistang farabutto, pagherai caro, pagherai tutto”. Inutile dire quale sarà la punizione assegnata del prof di francese più cattivo e più solo della storia della letteratura: un tema basato sull’ipotesi che i genitori possano tornare bambini e i tre divenire adulti nello spazio di una notte. Pena: la morte o una più catastrofica conversazione con i “signori babbi” dei dodicenni.
Da una notte magica in cui sembra poter accadere qualsiasi cosa, i bambini si risveglieranno adulti e troveranno i propri genitori poco più che poppanti, ignari (forse) di ciò che è realmente accaduto. Il tema (e non il sogno) è divenuto realtà. Alla ricerca di una qualche ragione per motivare tale prodigio, i signori bambini muovono i loro primi passi in una Belleville (la stessa della saga della famiglia Malaussène) contemporanea e allo stesso tempo fiabesca, dove una prostituta è la fata madrina delle fiabe, il principe azzurro un poppante pittore o un giovane ladro di batterie da cucina. A narrare dalla tomba la vicenda è il padre di Igor, ucciso dall’ aids a causa di una trasfusione che non dimentica di maledire ironicamente lungo tutto il racconto. Questo punto di vista tenero ed insieme deformante dona all’intero lavoro un’impronta singolare, fatta di ricordi, di piccole opinioni, di piacevoli diversivi alla razionale presenza di un narratore onnisciente. Come se lo fosse però, e coadiuvato dagli ancestrali e misteriosi poteri dell’aldilà, Pierre è ovunque e sa qualunque cosa.

Risulta strano dirlo, ma Pennac sembra essere dalla parte dei bambini, un po’ per la sua identità letteraria, che lo dipinge come un moderno Peter Pan, un po’ perchè scorrendo le pagine di questo piccolo capolavoro, si legge tra le righe la voglia di mantenere viva l’immaginazione, i colori e l’ingenua (e fantasticamente pratica!) visione del mondo delle nuove generazioni. Dall’altro canto l’autore conosce bene anche il mondo dei genitori, degli “adulti” risucchiati dalla contemporaneità che amputa violentemente i pomeriggi lontani passati a giocare o a disegnare, la piccola valigia che li aiuterebbe a svolgere il ruolo genitoriale nel solco dell’asfalto del presente.
Indubbiamente il tema qui trattato dallo scrittore francese non è uno dei più originali: ne è piena la cultura, soprattutto cinematografica, di qualcuno che desidera essere qualcun’ altro o che suo malgrado, attraverso strane situazioni, si ritrova in un corpo che non gli appartiene. C’è qualcosa di assolutamente nuovo, tuttavia, in una delle ultime fatiche di Pennac. Ed è indubbiamente la naturalezza con cui tutto è raccontato. Il libro è pieno di immagini divertenti, fantasticamente avvolte da un linguaggio impeccabile, comico e commovente, ma è altrettanto stracolmo di momenti toccanti: i dialoghi tra Igor e il papà, un fantasma appoggiato ad una lapide che non smette di insegnare neanche dopo la sua dipartita, il rapporto tra Craistang e Yolande, la procace e materna prostituta che detiene il primato e il comando della “via delle donne”, inferno paradisiaco dei sobborghi di Belleville, l’amore-odio tra Nouredine e la sorella Rachilda, l’affetto e la voglia di controllo di Igor per la madre Tatiana, stufa degli uomini che dopo un giorno se ne vanno, alla ricerca di un amore che possa aiutarla a dimenticare il dolore per il marito andatosene troppo presto.

Unico piccolissimo appunto che mi sento di fare al testo è la forzatura nello spiegare il perchè di alcuni avvenimenti, tra tutti quello principale, quando proprio per bocca di Craistang, Pennac scrive che non vuole “soluzioni di comodo, per favore, non si tratta né di un sogno, né di marziani, né dello scherzo di una fata, è la realtà”. Non è sempre necessario dare una motivazione, gran parte del fascino e del motivo per cui il libro rischia di essere divorato dal lettore è proprio l’apparenza che una finalità, in questo giocoso e vitale scambio di ruoli, non ci sia. La soluzione adottata tuttavia è fantasticamente in linea con la bellissima trama tessuta, una piccolezza che non arriva neanche ad essere difetto.
C’è tanto in queste pagine, c’è l’amicizia, c’è l’amore, c’è la famiglia, c’è l’ idea della morte, della perdita, della riconquista. E’ un modo singolare per sottrarre il lettore alla dogmaticità del punto di vista univoco. Il romanzo, letto da un bambino, oltre a figurarsi come una favola straordinaria, potrà fargli capire qualcosa in più dei suoi barbosi genitori; letto da un adulto, lo farà dubitare del desiderio di tornare agli anni della pre-adolescenza; letto da un ragazzo gli permetterà di gioire di essere lontano sia da una che dall’altra condizione, facendolo però sprofondare nei ricordi (chiunque ha avuto almeno un tema per punizione nella vita! O ha desiderato anche per un solo istante di voler crescere!) e nelle aspettative. C’è tutto davvero, in questa dolcissima parabola.
Immaginazione non significa menzogna! recitano l’inizio e la fine. Immaginare non è mentire quindi, raccontare è di per se rendere vero. Così si potrebbero interpretare e forse deformare le parole del professor Craistang prima e di Igor poi: tutto ciò che si vive è vero perchè acquista autenticità nel momento stesso in cui viene vissuto. E può essere così anche per la letteratura, in cui paradossalmente ciò che è vero è meno vicino alla realtà di ciò che è verosimile. .
Signori Bambini dunque, non fa rimpiangere la mancanza dell’ oramai conclusa saga della famiglia Malaussène, piuttosto ridisegna una Belleville reale ma piena di immaginazione, rispettando il filo rosso che lega l’intero testo: perchè sì, i signori bambini di Pennac non appartengono alla realtà, sono immaginazione pura, ma sfido chiunque a sostenere che siano una menzogna, che non siano veri, o che peggio, non esistano; o a non aver voglia di fare uno di questi temi magici, dopo aver letto le ultime righe.

Informazioni
Signori Bambini (Messieurs les enfants), Daniel Pennac
Feltrinelli editore
192 pp., brossura, € 7,00