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Thursday 18 April 2024
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La passeggiata | Fuori le Mura



di Andrea Donaera

Entri nel bar e quello stupido ti dice “Buongiorno”.
Ecco come iniziare una giornata mandando a fare in culo qualcuno.
“Prego, desidera?”
Sono quattro fottutissimi anni che vengo qui dentro e tu mi chiedi ancora che cazzo desidero. Fammi quel cazzo di caffè di ogni merdosissimo giorno.

***

Sì, oggi sono nervoso, si vede?
Come da un mese a questa parte, dopotutto. E questo bar puzza di sigarette spente e di birra. E di pesce. Ci vengono tutti i pescatori qua dentro. Che cazzo, sempre a schiamazzare, a bestemmiare, a guardare con occhio torvo chiunque sta per cazzi suoi a bersi un cazzo di caffè.
Sono nervoso per una cosa molto semplice, ma non lo dirò, perché mi sentirei uno stupido a parlare di certe cose alla mia età.

***

Ok. Amori non corrisposti. Mai sentito parlare? Succede anche alla mia età.

***

Praticamente è successo che un mese fa ricevo una telefonata. Una bella voce, molto sicura. Aveva da fare due esami, in pratica tutta la letteratura anglo-americana. Beh, si sa, avevo preparato cose peggiori e tutti gli studenti venuti da me tessevano le mie lodi.
Ci trovammo quello stesso pomeriggio. Ricordo pure l’orario. Le 15.30.

***

Sapete già che era la donna più bella del mondo.

***

In un mondo migliore, popolato da gente seria, io avrei fatto un’oretta di lezione e poi me la sarei scopata. Questo, però, è un mondo di polli. E io sono un pollo, non c’era bisogno di dirlo.

***

Non sono mai stato sicuro del mio fascino, sia chiaro. Però…che cazzo…le lasciai il mio numero privato, per qualsiasi problema. Cominciammo a sentirci. Le solite cose, lo sapete. Cellulare, Msn, Facebook…ogni scusa possibile per contattarla e scambiare due parole con lei. Ed ogni parola, per me, era importante: era il mio unico modo di corteggiarla, cazzo.

***

Ci vedevamo a casa mia un giorno sì e l’altro pure. Studiava davvero tanto. E secondo me aveva capito che ci stavo provando.
Comunque non uscimmo mai insieme. Lei aveva un giro tutto suo di amicizie. Ed un tipo che le piaceva.

***

Lo ripeto, non sono mai stato sicuro del mio fascino. Però…che cazzo…non puoi preferire un coglione con un paio di occhi azzurri alle poesie che faccio scivolare fra le pagine dei tuoi manuali di letteratura!
Non puoi ascoltarmi affascinata mentre ti parlo della solitudine di quella frigida del cazzo della Dickinson e poi vai a sollazzarti con un fallito manchevole di qualsiasi gusto nell’abbigliamento!
Non funziona così, che cazzo!
E non scriverlo su Msn che “Sei sua”!
Che schifo.

***

Non so se un giorno riuscirò a decodificare questi appunti, perché sto scrivendo frettolosamente in questa stamberga piena di pescatori triviali e dalle voci insopportabilmente rumorose.
La mia tazzina del caffè è vuota e la sigaretta ormai finita.
Questo pomeriggio sarò io ad andare da lei.
Proverò a baciarla.

***

Ho aperto il portafogli e mi sono reso conto di aver finito lo stipendio. 70 cent giusti giusti per il caffè. Non ho i soldi per fare benzina. E, che cazzo, casa sua è troppo lontana da raggiungere a piedi…Non ce la farei mai…

***

Sono ad un chilometro di distanza da casa sua e mi fanno male i piedi.
Mi scricchiolano le ginocchia.

***

Sono desolato, la mia storia non è avvincente come speravate.
Non c’è l’ho fatta.
Non ho suonato alla sua porta.
Ma mi sento bene, su questa panchina.
In quella casa, lì di fronte, c’è lei. Che magari tromba con il coglione dagli occhi azzurri.
Mi disse che, quando sta con lei, il coglione dagli occhi azzurri è un cavaliere.
Vaffanculo. Vada a fare in culo lui e il suo cavallo di merda. Io sono venuto a piedi, fin qua.

***

Ritornerò al bar.



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