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Friday 19 April 2024
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Happy Birthday, Luise Rainer! | Fuori le Mura



LuiseRainerB14Luise Rainer compie 100 anni. A molti questo nome, probabilmente, non dirà nulla. Altri la ricorderanno solamente perché è stata la prima e la più giovane attrice ad aver vinto due Oscar consecutivi nei lontanissimi 1937 e 1938 con le produzioni faraoniche MGM de Il paradiso delle fanciulle di Robert Z. Leonard, nel quale l’attrice tedesca veste i panni di Anna Held, la prima compagna di Florenz Zigfield, il noto impresario che per primo sviluppò la struttura del musical, e La buona terra di Sidney Franklin, dal romanzo del premio Nobel per la letteratura Pearl S. Buck, nel quale interpreta, al fianco di Paul Muni, una contadina cinese, la cui improbabile aderenza fisica al ruolo non le impedì, però, di regalarci una prova straordinariamente intensa.

Regale e di una bellezza raffinata, tipicamente europea, Luise Rainer fu, nella seconda metà degli anni Trenta, diva dalla carriera lampo e dal declino ancora più veloce. “Sono arrivata a Hollywood troppo presto, credo. Adesso gli attori sono liberi di accettare soltanto i ruoli che li soddisfano, ma allora si era sotto contratto e bisognava prendere qualunque ruolo, ti piacesse o no. Io lottai e mi feci la fama di avere un cattivo carattere. Nel 1941 decisi che ne avevo abbastanza: mi sembrava di avere perso ogni contatto con la vita e la realtà.” L’elegante signora pronuncia queste parole circa cinquanta anni dopo aver abbandonato la sua carriera nella mecca del cinema. In seguito, fu lei che, insieme ad Olivia de Havilland, Katharine Hepburn, Bette Davis, ha fornito alcune delle testimonianze più lucide ed interessanti della Hollywood dell’età del bronzo. Le sue parole sferzanti ed autoironiche, i suoi ricordi dettagliati hanno riportato alla luce la parte più drammatica di quel momento della storia del cinema entrato nella leggenda e nel quale gli attori erano solo delle marionette ben agghindate, i cui fili venivano mossi dalle mani senza scrupoli dei produttori. Lei, ebrea-tedesca, nata a Düsseldorf il 12 gennaio 1910, ma trasferitasi subito all’estero per sfuggire alle prime persecuzioni naziste dei primi anni Trenta, è entrata nel mito soprattutto per la sua brevissima carriera hollywoodiana, nella quale ha interpretato ruoli spesso poco adatti alle sue corde e ha vinto due Oscar, che lei stessa luiseranierianwestpa56767666considera la sua maledizione perché divenuti esempio di canzonatura proverbiale per mettere in discussione l’arbitrarietà del premio (famosa la battuta di Alma Reville, la moglie di Alfred Hitchcock, che per consolare il marito dall’ennesima sconfitta gli ricorda che l’Oscar non è una cosa seria se l’hanno dato anche a Luise Rainer!).

Ma la vita di questa attrice (parola con la quale non ama essere definita) le ha fruttato ben più di due insulse statuette: amica di Albert Einstein, Bertolt Brecht, Anaïs Nin, George Gershwin, Frank Lloyd Wright, fu scoperta giovanissima da Max Reinhardt, il quale la lanciò sul palcoscenico viennese; nel 1937, nel pieno della sua ascesa americana sposò Clifford Odets, poco apprezzato nell’ambiente a causa delle sue simpatie comuniste; dopo pochi anni a Los Angeles fu lei stessa a capire che quella vita ovattata non faceva per lei, specie a causa dell’indifferenza di quel mondo nei confronti dei governi totalitari fascisti, che a quel tempo imperversavano in Europa e in Asia, e coraggiosamente, nel pieno della seconda guerra mondiale, dopo un breve periodo a New York (nel quale lavorò con Lee Strasberg e divorziò da Odets), tornò a Londra per fare teatro e continuare a vivere una vita “normale”. Sempre in quegli anni, viaggiò in Italia e in Nord Africa per mantenere alto il morale delle truppe dell’esercito con letture e spettacoli, esperienza che la donna considera come una delle più arricchenti e straordinarie della sua vita. Dopo essersi ritirata definitivamente dal cinema nel 1943 (vi rifarà una breve escursione 54 anni dopo, nel 1997, nella pellicola The Gambler di Karoly Makk, nella quale veste i panni di una matriarca in una famiglia aristocratica della Russia ottocentesca), la sua carriera proseguì, in maniera sporadica, fra Luise Rainer 1 (Oscar 1937)teatro e piccole apparizioni televisive (nel 1982 la si può ammirare in un episodio della fortunata serie Love Boat), tanto che nemmeno la richiesta di Federico Fellini, che la voleva ne La dolce vita, la convinse a tornare sul grande schermo. Nel frattempo, nel 1945, aveva sposato l’editore Robert Knittel, aveva avuto da lui una figlia, Francesca, e da quel momento ha continuato la sua vita, fra la Svizzera e Londra (dove tutt’ora risiede in Eaton Square), lontana dai riflettori.

Oltre ad essere la prova vivente di una balzana teoria, secondo la quale l’età media di un attore che ha vinto l’Oscar aumenta considerevolmente rispetto ai colleghi che non sono rientrati in questo ristretto circolo di eletti, è la prima fra le vincitrici donne della sua categoria a raggiungere i 100 anni di vita (mentre fra gli uomini solo George Burns, premiato nel 1975 per I ragazzi irresistibili, ha battuto questo record morendo nel 1996, a pochi mesi di distanza dal suo centesimo compleanno) ed è l’unica fra quelli che hanno vinto negli anni Trenta ad essere ancora su questa terra.  E pensare che, quando approdò a Hollywood nel 1935, lei non sapeva nemmeno che cos’erano gli Oscar! Luise Rainer è quel tipo di professionista che sicuramente nel mondo contemporaneo avrebbe avuto una carriera lunga e importante perché capace di mettersi in discussione e fare scelte a volte sofferte ed anticonvenzionali. Per lei, però, nel suo momento non ce ne è stata una vera possibilità. Quello della signora Rainer è l’esempio per eccellenza di una donna di talento sfortunata dal punto di vista professionale, che ha preferito la vita privata, l’allontanamento dal successo piuttosto che una vita fatta di finzione e lustrini e di una LuiseRainerB12carriera frustrante. Oggi, però, viene ricordata solo per una manciata di film e per i ruoli improbabili che le affidarono. Ma se si gratta sotto la superficie, Luise Rainer è molto di più e i suoi 100 anni, magnificamente portati, sono la prova di una vita e di un passato (e perché no, di un futuro) straordinari, intensi, veri. Tanti auguri, Luise!