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Il riccio elegante | Fuori le Mura

Il riccio elegante

4 gennaio 2010

di Francesco Anzelmo


locandina-italiana-del-film-il-riccio-140769L’eleganza del riccio, caso letterario del 2007, trova nel primo lungometraggio di Mona Achache un adeguato adattamento cinematografico; l’intensità letteraria del fortunato romanzo non viene scalfita , e le note poetiche e d’intensa raffinatezza non vengono banalizzate, in un film che dona un fascino, quello cinematografico, che solo forse poteva mancare allo splendido libro della Barbery.

In una trasparente Parigi, uno stabile art nouveau, finemente borghese, riconoscibilmente parigino, accoglie l’intero svolgimento delle scene, fino a farsi personaggio aggiunto. Renée, la portinaia di questo stabile in Rue Grenelle, stereotipo di ogni immaginazione, discreta e insignificante, teledipendente e ignorante, è una “brutta vedova, piccola, grassottella, con le cipolle ai piedi e l’alito di Mammut”. Paloma, introversa bambina dodicenne, incompresa, che si nasconde nel suo silenzio e dietro l’occhio di una vecchia telecamera, filtro e chiave di lettura dell’intero film. Terzo elemento della trama, Monsieur Ozu, nuovo abitante dello stabile, che sconvolge le apparenze sovvertendo convinzioni e cliché. E dunque di nuovo Renée,che attraverso gli occhi di Kakuro, sarà sempre la portinai dello stabile in Rue Grenelle, ma dietro “aculei da riccio” si paleseranno raffinatezza e semplicità, dietro quella fortezza, una personalità “fintamente indolente, risolutamente solitaria e terribilmente elegante”. La sua piccola cella da portinaia nasconde un caldo antro della cultura traboccante di libri e letteratura. Paloma cova, dietro la sua corazza di silenzio, un’intelligenza straordinaria, una lucida e cinica consapevolezza della vita e della morte, che la porterà a premeditare il suicidio per il giorno del suo tredicesimo compleanno, un modo per sfidare l’assurdità della vita. Una vita che la “piccola principessa” pensa di conoscere bene, ma questa sarà una certezza su cui si ricrederà. Monsieur Ozu, enigmatico personaggio, chiave di volta per i due personaggi femminili, mettendo a nudo i “nascondigli” di Renée e Paloma, grazie alla sua persuasiva gentilezza, riesce a far venir fuori “l’eleganza del riccio” nascosta tra “gli aculei” delle due protagoniste. Infatti Renée metterà la testa fuori dalla sua guardiola da portinaia, senza più difese dalla grettezza mondana cui fuggiva così disperatamente; e infine i propositi da suicida della piccola Paloma spariranno, perché una più profonda consapevolezza giungerà, una grande sofferenza la colpirà, il primo vero dolore della sua vita. Paloma e Renée rappresentano due voci della stessa coscienze, due sfaccettature della stessa sensibilità, anime gemelle, entrambe in osservazione della vita, entrambe consapevoli delle assurdità che la caratterizzano, ma in egual misura consapevoli che c’è un modo per resistere “all’effetto pesce rosso”: quella sensazione che Paloma tanto bene identifica come una sorta di intorpidimento, alienazione, moderna atarassia che avvolge quanti si abituano alla bruttezza del mondo, al “sonno della ragione”. Loro non finiranno in “una boccia sognando le stelle”, in qualche modo entrambe si salveranno dalla vita stereotipata di una qualunque via Grenelle n. 7, si salveranno cercando “un altrove in questo luogo, un sempre nel mai (…). La bellezza, qui, in questo mondo”. Poesia e riflessione si rincorrono in una pellicola che se pur deve molto al testo della Barbery, non perde indipendenza artistica.

Il Riccio

Di Mona Achache

Tratto da “L’eleganza del riccio” di Muriel Barbery

Con

Josiane Balasko per Renée

Garance Le Guillermic per Paloma

Togo Brochet per Kakuro Ozu

Dal 5 Gennaio 2010 al cinema

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